Cloud Computing

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Il ruolo del Cloud computing nello sviluppo di una nuova economia

Il Covid-19 ha purtroppo reso evidente a tutti l’importanza dell’informatica nell’istruzione, nella sanità, nel lavoro, insomma nella nostra vita di tutti i giorni. Cloud, IoT, intelligenza artificiale, fruizione pervasiva di applicazioni in ogni luogo e in ogni momento da mobile, realtà aumentata, connessione globale sempre e ovunque… stanno cambiando la curva evolutiva umana, la struttura economica e i criteri competitivi dei mercati (così come accadde nella rivoluzione industriale). L’innovazione digitale è in una fase di maturità tale per cui vengono impattati alla radice i modelli economici, produttivi e sociali-relazionali che caratterizzano tutte le società più avanzate: il digitale presuppone infatti lo sviluppo di una “cultura di contesto” che necessita di nuove competenze integrate, non solo scientifiche, per valutare, ottimizzare, indirizzare, tradurre e mitigare gli impatti sull’economia, sulle organizzazioni, e finanche sulle singole persone. Ma procediamo con ordine. All’interno della rivoluzione digitale gioca un ruolo determinante il cloud computing.

Il cloud computing nasce dalla combinazione di diverse tecnologie informatiche e gioca un ruolo sempre più determinante in un’economia matura, caratterizzata da cicli di vita del prodotto che si sono ridotti temporalmente in modo drastico e da scarsa prevedibilità dei mercati di massa a livello globale. Il modello di business a costo fisso e ad alta intensità di capitale non funziona più. Pertanto, se il cambiamento è l’unica cosa prevedibile in un mondo dove tutto il resto è imprevedibile, le aziende attrezzate ad affrontare il cambiamento avranno sicuramente più successo delle aziende non ottimizzate per gestirlo. Ecco perché le pratiche e le tecnologie che assecondano il cambiamento sono la base per una prosperità sostenibile in questo secolo. Il cloud computing diviene così il nuovo imperativo commerciale, la risorsa in grado di consentire la creazione di imprese agili e reattive, che producono profitti anche in caso di mutevoli condizioni di mercato ed esigenze dei clienti.

La storia dell’umanità si sa, è stata da sempre caratterizzata da scoperte tecnologiche che ne hanno segnato l’evoluzione sovvertendo le strutture organizzative del lavoro e delle società. È stato così, ad esempio, nel decennio 1763-73 con lo sviluppo della macchina a vapore, simbolo della rivoluzione industriale, che altro non era che una tecnologia che automatizzava la forza fisica di persone e animali. Attorno ad essa si sono modellati nuovi stili di vita e di pensiero: pensiamo soltanto ai cambiamenti culturali e allo scambio di conoscenze, all’epoca, legati allo sviluppo della ferrovia. Più o meno negli anni a partire dal dopoguerra (con le prime applicazioni informatiche durante il secondo conflitto mondiale, come il processo di decrittazione della macchina di Lorenz, usata dai tedeschi per proteggere la corrispondenza tra Hitler e i suoi capi di stato maggiore) viene datato l’avvio di una terza rivoluzione industriale, dove l’informatica diventa pervasiva nella sua applicabilità soprattutto come elemento di automazione del lavoro intellettuale, ottimizzando il calcolo e la gestione contabile attraverso l’elaborazione.

Il cloud computing è una tecnologia che alimenta un nuovo concetto di economia, centrato sulle esigenze di persone e ambiente. Un fattore che rispetto al passato, oggi, cambia le carte in tavola, sono le risorse del pianeta che stanno esaurendosi. Ogni anno arriva un triste giorno in cui vengono consumate più risorse naturali di quelle disponibili sul pianeta in un anno solare. Quest’anno la data fatidica è stata il 2 agosto, giorno a partire dal quale stiamo intaccando riserve preziose del pianeta. Questa sorta di ricorrenza, che viene denominata Earth Overshoot Day, è quel giorno dell’anno in cui l’umanità avrà usato l’intero budget annuale di risorse naturali. Quest’anno la data calcolata dal Global Footprint Network, nonostante il lockdown, è in anticipo di ben 6 giorni rispetto al 2016. Su cosa si basano i calcoli?  La data viene calcolata annualmente confrontando le esigenze dell’umanità in termini di emissioni di carbonio, di terreni coltivati, sfruttamento delle foreste e degli stock ittici, con la capacità del Pianeta di rigenerare queste risorse e assorbire il carbonio emesso. L’anticipazione costante di questa data, ci deve inevitabilmente portare a riflettere: nel 1997 l’Earth Overshoot Day è stato il 10 ottobre, nel 1975 era il 28 novembre, nel 1970 il 23 dicembre. Andando a ritroso nel tempo ci accorgiamo di come negli anni ’60 i dati ci riportino al 31 dicembre, rappresentando la parità tra sfruttamento delle risorse naturali e disponibilità naturale annuale; per contro, facendo una “corsa virtuale” ad oggi ci accorgiamo sempre di più quanto stiamo sfruttando le risorse naturali rispetto alle capacità rigenerative del pianeta, accumulando un debito di sostenibilità a carico delle generazioni future.

Ciò significa che dovranno essere trovate declinazioni sostenibili allo sviluppo e che i campi di applicazione“human centric” della tecnologia potrebbero essere un obiettivo imprescindibile.Di esempi cominciamo ad averne numerosi. Questioni etiche legate allo sviluppo del mondo del lavoro, al cambiamento del rapporto uomo-macchina con la nascita di nuove competenze (e l’estinzione di professionalità consolidate e tradizionali) frutto proprio di questa sempre maggiore simbiosi a seguito dell’introduzione di tecnologie digitali sempre più intelligenti. La prospettiva di Industria 4.0, con le sue grandi sfide, tipo quella, tutta italiana, di ripensare il nostro modello artigianale innovativo, fatto di intuizione e di fantasia, di qualità, tipico della nostra industria e dei nostri distretti, anche all’interno di un percorso digitale imprescindibile, senza però cedere alla standardizzazione e all’appiattimento che sta spesso dietro un processo di digitalizzazione. O anche la costruzione di servizi e prodotti sempre più a misura del singolo utente, delle sue specificità, esigenze ed abitudini, cosa che apre questioni di analisi dei dati (big data) e di privacy enormi.

Il cloud computing deve essere compreso nel contesto di una strategia aziendale globale che va ben al di là di una mera opportunità di riduzione dei costi. Il vero valore del cloud computing è il modo in cui può essere utilizzato per creare agilità per il business. Le imprese che hanno capito questo, sono le imprese che mettono la reattività prima dell’efficienza, ovvero, che possiedono la capacità di apportare continue modifiche incrementali ai prodotti e adeguamenti delle procedure operative. La strategia focalizzata all’agilità sottolinea anche la continua esplorazione di nuove opportunità commerciali, insieme a una rapida crescita in nuovi mercati quando si avverte che saranno redditizi. Il cloud computing rende, di fatto, più sicuro esplorare nuovi mercati e nuove iniziative in base al principio “pay-as-you-go” (piuttosto che investire una grande somma di denaro in anticipo e sperare che l’investimento sia remunerativo). Può essere rapidamente attivato per gestire volumi maggiori se gli affari decollano e può essere interrotto altrettanto rapidamente o ridimensionato per ridurre i costi se l’azienda non sviluppa business. Un modello operativo a costo variabile consente alle società di sostituire le spese in conto capitale con spese operative, e questo è fondamentale per qualsiasi organizzazione che opera in contesti come quelli odierni, altamente mutevoli e imprevedibili.

Il cloud computing consente alle aziende di allineare al meglio le spese operative ai ricavi e proteggere il loro flusso di cassa e profitti operativi. Oltre al suo impatto finanziario, il cloud computing influisce anche su come le aziende strutturano le loro organizzazioni, come gestiscono e coordinano le loro operazioni quotidiane e il modo in cui si impegnano e motivano le loro persone e i loro partner commerciali. La diffusione del cloud computing è un eccellente esempio del fenomeno noto come “distruzione creativa”, che è stato reso popolare dall’economista Joseph Schumpeter. Schumpeter, ha sottolineato che nelle economie capitaliste ci sono ondate di cambiamento in cui l’introduzione di una nuova tecnologia sconvolge e sostituisce la tecnologia precedentemente dominante, insieme alle persone e alle aziende che hanno utilizzato quella tecnologia. La storia mostra che le resistenze alla diffusione delle nuove tecnologie sono sempre inutili e quasi spesso fatali. La migliore soluzione è esplorare attivamente le opportunità offerte dal cloud computing e avviare progetti adeguati per acquisire esperienza nell’uso e cogliere i relativi punti di forza e di debolezza.

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